Finalmente ci siamo.
L'attesa è finita, ed il Senza Luce può essere risvegliato, pronto a cavalcare con il suo fedele destriero, Torrente, per le immense terre dell' Interregno; alla ricerca dell' Elden Ring.
Lo abbiamo atteso per 6 lunghi anni, se non contiamo il fantastico esperimento di Sekiro, sono 6 anni di digiuno per tutti i fans dei souls-like, o meglio digiuno da chi quel genere li ha creati, la ormai leggendaria From Software. È da Dark Souls 3 che tutti si chiedevano quale sarebbe stata l'evoluzione del genere. E dopo svariati leaks, dopo la conferma della collaborazione al nuovo gioco, dello scrittore de "Il Trono di Spade" Martin, ecco arrivare il classico trailer in CG, all'E3 2019 di "Elden Ring". L'internet esplose, si diede subito inizio alle speculazioni sulla nuova lore basata sulla mitologia celtica, sulle potenzialità di un nuovo mondo, conteso fra la narrativa ermetica del director Myazaki e le storie epiche descritte da Martin. Seguì purtroppo un lungo periodo di silenzio stampa, dovuto principalmente alla pandemia. Arriviamo così al fatidico trailer ed al gameplay reveal di Giugno 2021, avvenuto in chiusura della Summer Game Fest di Geoff Keighley. Il nuovo filmato lasciò tutti a bocca aperta, si vedeva il nuovo open-world, le nuove meccaniche, la cavalcatura, i boss! Ogni tassello era al posto giusto, senza parlare della stupenda, unica e gargantuesca art-direction di From. Tuttavia non mancarono i dubbi e le paure sulla nuova opera, come il suo sembrare fin troppo derivativa rispetto alla serie Dark Souls; il solito comparto tecnico fin troppo datato e se la Software House, al lavoro col suo primo Open world, avesse le capacità per progettarlo e gestirlo al meglio.
Tutte queste domande, certezze e paure riceveranno risposta, per capire se davvero, il genere dei Souls, abbia trovato davvero la sua quadra nonché evoluzione perfetta.
Questa volta vogliamo subito levarci il sassolino dalla scarpa, partendo subito dal discutere i difetti ed i dubbi sul gioco, di cui sopra, in modo tale da lasciare campo libero ai suoi innegabili e giganteschi pregi. Allo stesso tempo, però, ci teniamo a rassicurarvi sull' Open World: è davvero ricco e straordinario nel modo giusto. Qui si gioca sul sicuro! Ma ne parleremo dopo...
Ciò che rimane, classificabile come "dubbio/difetto" è il suo essere derivativo, nei confronti dei precedenti lavori From; ed il comparto tecnico.
Partiamo col primo punto, e possiamo dirvi da subito che è un "ni": c'è un forte riciclo di base e senso di deja vu, rispetto alla serie Souls. Questo avviene principalmente per quel che riguarda il gameplay di base, le animazioni ed i movimenti del personaggio, (sono prese di peso dai precedenti giochi), ma non solo, anche gli asset grafici, soprattutto gli interni delle ambientazioni, l'arredamento, molteplici armi ed armature, derivano direttamente dal passato. Lo stesso abbiamo riscontrato in alcuni nemici, sia per quanto riguarda il design, sia per quel che concerne i pattern d'attacco. Badate bene, ciò non vuol dire che vi sia un riciclo totale in ogni aspetto, ma si avverte molto il "senso di continuità e di familiarità col passato"; e l'appellativo di "Dark Souls 4 in salsa Open World" non è poi così distante dalla realtà, ma al contempo sarebbe riduttivo definirlo banalmente così. Ci teniamo a sottolineare, come accennato, che Elden Ring non può essere superficialmente etichettato come apoteosi della derivazione e del riciclo: ha tantissime novità ed aggiunte al gameplay, una nuova lore con un mondo di gioco enorme e complesso, tantissimi nemici totalmente nuovi e ben variegati e caratterizzati; innumerevoli secondarie che ricompenseranno con armi, armature ed oggetti mai visti prima. Quindi non fatevi trarre in inganno da un primo e superficiale sguardo, sotto al cofano c'è tantissima nuova sostanza, ed il fantastico art-design non fa che mostrarcelo e gridarcelo con forza ad ogni passo, in ogni azione e ad ogni nuova scoperta.
Quello che però è un difetto "senza se e senza ma", è indubbiamente l'arretratissimo comparto tecnico, annoso problema che la software house si porta dietro fin dai tempi di PS3. Praticamente il motore risulta sempre lo stesso, sempre con gli stessi ed immutabili difetti, nel bene o nel male, divenuti marchio di fabbrica dello sviluppatore. Si parte così dalla grafica arretrata, con bassa conta poligonale; frame-rate ballerino, (su PS5 e su Series X, che si scelga la modalità performance a 60 FPS o quella qualità a 30, in entrambi i casi, ci saranno svariati cali); e con fenomeni di stuttering, soprattutto su PC, dove la situazione appare più disastrata e disomogenea a causa delle troppe configurazioni da tener conto. A tutto ciò si uniscono animazioni sempre grezze ed abbastanza risicate; fisica nel mondo di gioco quasi assente, svariati bug e glitch ed un effettistica sonora di bassa qualità.... purtroppo gli annosi difetti tecnici ci sono tutti e si fanno sentire, complice anche il fatto che il gioco esca in contemporanea su tutte le piattaforme esistenti tranne Switch. Quindi una pulizia ed un'ottimizzazione generale che manca ancor più che in passato; un prodotto non di certo ingiocabile, ma che comporterà numerose noie e disagi e che richiederà molte patch per essere sistemato al meglio possibile. A tal proposito stiamo giocando con la patch del day-one attiva e con la consapevole promessa di Namco-Bandai che il gioco riceverà costante supporto per essere migliorato.
Possiamo quindi dire, con certezza assoluta, che il più grande difetto, se non effettivamente l'unico, risieda nel comparto tecnico. Ci tenevamo ad affrontare l'argomento degli aspetti negativi, perché una volta passati oltre, Elden Ring risplende e vince con i suoi pregi, da ogni punto di vista.
Infatti, fortunatamente, da sempre come contraltare al motore di gioco c'è la garanzia dell'eccelso lato artistico From, che cerca di mascherare e rendere al meglio ciò che altrimenti sarebbe stato un "pasticcio tecnico". È sorprendente la qualità, quantità e diversità dei biomi e dei panorami in Elden Ring, ogni scorcio è una festa di giochi luci e colori, di diverse tipologie di terreni e di vegetazione; per non parlare dei Legacy Dungeon, ossia i Dungeon che portano avanti la storia principale, che sottolineano la perizia e la perfezione della qualità del level e dell'art design raggiunti dallo sviluppatore. E così via anche per le nuove armi ed armature, da sempre oggetto del desiderio dei fans nonché fiore all'occhiello e premio più ambito di questo genere di produzioni. Ma cosa sarebbe un Souls-like senza la bellezza dei suoi nemici e boss!?
State sereni, anche qui From ha creato ciò che può essere definito tranquillamente come il bestiario più vario, bello ed interessante di sempre. Come già abbiamo detto, per molti non mancherà un senso di deja vu, sia per pattern che per aspetto, e spesso, nei dungeon minori potrete trovare più stesso la stessa tipologia di boss con qualche variante. Tuttavia la varietà è così notevole che vi farà dimenticare qualche somiglianza col passato, e fidatevi quando vi diciamo che il numero e la qualità dei boss è davvero incredibile!
Così come è incredibile la vastità del mondo, degli NPC e la nuova ed elaborata lore di gioco.
È fantastico quanta carne al fuoco ci sia, il mondo di gioco, aperto, (navigabile liberamente e piacevolmente grazie alla nostra agile e veloce cavalcatura, Torrente); finisce per diventare un vero e proprio "parco giochi dei Souls", dove tutti i fan del genere non potranno che restarne estasiati: ogni passo, ogni anfratto, ogni nuova parte della mappa, rappresenta una scoperta, che sia un nuovo dungeon, nuovi nemici, un nuovo NPC, un nuovo oggetto, indizi di lore e tanti, ma tantissimi segreti. Per chi ha voglia di esplorare, c'è talmente così tanto da fare e da vedere, che se ne parlerà per mesi! Fino a che anche il più recondito dei segreti non sarà svelato.
Tutto ciò non fa altro che far lievitare incredibilmente la longevità: se volendo andare dritti con la sola campagna principale, il timer si possa fermare fra le 30 e le 40 ore, volendo esplorare e sbloccare qualsiasi sezione opzionale, si possono tranquillamente superare le 100 ore con una facilità disarmante.
Contanta bellezza e quantità di contenuti non poteva non essere sorretta da una bellissima ed epica, come da tradizione, colonna sonora. Dannatamente d'atmosfera durante gli scontri più concitati, fin dal tema della schermata principale, convince, sorprende ed ammalia con i suoi stupefacenti brani orchestrali e corali.
Passiamo ore al cuore della produzione, a ciò che ha fatto impazzire ed innamorare un'intera generazione di videogiocatori: il dannatamente soddisfacente quanto punitivo gameplay.
Anche qui siamo davanti ad una summa di tutto ciò che hanno rappresentato i vecchi combat system dei Souls: un calderone con dentro un po' di Dark Souls, Bloodborne, Sekiro ed un pizzico di innovazioni; il tutto cucinato ad hoc per avere un quantitativo di classi, incantesimi, mosse, abilità ed evocazioni incredibilmente strabordante!
Ovviamente, l'elemento innovativo più dirompente di Elden Ring è la sua mappa open world. L'interregno costruito da From è un esperimento riuscitissimo che riesce a donare quella sensazione di scoperta che non può che ricordarci l'ottimo lavoro svolto qualche anno fa dal team dietro a Zelda: Breath of the Wild. Con le dovute differenze, chiaramente, perché qui il mood dell'esplorazione è estremamente più cupo e teso rispetto a quanto visto nelle terre di Hyrule: il mondo è pieno di pericoli e creature, lascia il giocatore libero di vagare senza essere tenuto per mano e questo si traduce in una tensione costante che viene smorzata dai pochi momenti di respiro e da alcuni panorami veramente mozzafiato. Questo accade anche perchè nonostante la non proprio eccellenza tecnica, il comparto artistico riesce a sorprendere in più di un'occasione donando degli scorci e dei segmenti di gameplay davvero ispirati. Inoltre, il mondo di gioco presenta una densità di elmenti che, sinceramente, non ci saremmo aspettati: come già accennato, ogni angolo dell'interregno è farcito di avventure, tesori, dungeon, bossfight, tanto da rendere praticamente impossibile cavalcare Torrente per più di una manciata di minuti prima di sentire l'irrefrenabile impulso di fermarsi presso un punto di interesse per indagare su delle rovine, approfondire l'esplorazione di un dugeon o combattere un potente avversario bramando il tesoro che potrebbe celarsi dietro la sua sconfitta.
Questo approccio funziona alla grande, e per di più riesce a sposarsi in maniera perfetta con il classico gameplay alla Dark Souls a cui From Software ci ha abituato negli: un "Souls-Player" si sentirà infatti subito a casa, pad alla mano, nonostante alcune differenze importanti che permettono di sposare i classici comandi di uno storico doungeon-crawler con la nuova componente open world del titolo. Tra questi, ovviamente, spicca la possibilità di saltare. In maniera semplice ed in qualsiasi momento, al giocatore è permesso di effettuare una delle manovre precedentemente più macchinose e complicate all'interno dei souls-game, con la semplice pressione di un tasto. Sembra banale esaltare una scelta tanto semplice e basilare all'interno del panorama videoludico generale, ma considerando il sentimento conservatore che solitamente guida le produzioni giapponesi, non possiamo fare altro che apprezzare la coraggiosa scelta di regalare al giocatore una manovra che potenzialmente avrebbe potuto rompere alcuni elementi del level design in cui From si è ormai specializzata. Ma, anche qui, è difficile non riconoscere, e di conseguenza lodare, la maestria dello studio nell'adattare il design delle sue mappe alla nuove possibilità offerte dal salto. Ed anzi, addirittura sfruttare il nuovo elemento per introdurre delle sezioni al limite del platform, che permette di esplorare i dungeon più grandi in maniera trasversale (e anche molto, ma molto verticale), riuscendo ancora una volta a rievocare la sensazione di libertà cara a Nintendo e al suo Breath of the Wild, ma senza cedere nel dare la possibiltà di scalare liberamente ogni parete. Questo permette di guidare il giocatore senza indicargli la via, ma semplicemente delineando i suoi limiti, in una maestria di costruzione di mappe, dungeon e situazioni che, onestamente, ci ha davvero sorpresi.
Oltre queste grosse differenze di approccio, Elden Ring rimane sempre e comunque molto legato ai Souls-game in quanto al gameplay: il combattimento è praticamente invariato (sebbene alcune manovre siano adesso legate all'interazione con il nuovo salto, piuttosto che ad una combinazione di comandi), e rimane la barra del mana a gestire magia, evocazioni e abilità. Queste ultime però sono gestite in maniera intelligente e risultano un ulteriore strumento creativo messo nelle mani dei giocatori. Sì, perché adesso le abilità non sono specificatamente legate alla singola arma, ma sono collezionabili indipendentemente e singolarmente, ed offrono adirittura dei bonus di scaling specifici che possono essere applicati ai nostri strumenti di morte. La sperimentazione e la libertà fa da padrona, quindi, anche nella scelta della propria arma e del moveset propietario, ma soprattutto nella personalizzazione di esso tramite l'abilità più congeniale al nostro stile di gioco, e il bonus specifico che viene donato all'arma grazie alle caratteristiche.
Per concludere il discorso legato al gameplay, ci sentiamo di segnalare una importante presenza della componente GDR all'interno di Elden Ring. Ciò significa che le caratteristiche saranno estremamente importanti per la buona gestione della nostra avventura e dei nostri scontri: non solo le caratteristiche del nostro protagonista, ma anche e soprattutto quelle dei nemici che affronteremo. Infatti, mai come nell'ultima fatica di From Software, l'arma più affilata per superare uno scontro ostico, sarà studiare, conoscere, scoprire le caratteristiche del nemico, per cercare efficacemente di sfruttare le sue debolezze e difendersi dai suoi punti forti: attaccare un avversario estremamente resistente al fuoco utilizzando bombe e fiamme difficilmente porterà ad un risultato positivo, limitando in maniera ancor più dura del passato la possibilità di utilizzare la pura forza bruta per sconfiggerlo. Allo stesso modo, uno scontro che potrebbe sembrarci inizialmente insormontabile, diventerà una passeggiata una volta scoperta la debolezza del nemico, ad esempio, al veleno. Basterà sfiorare la creatura con una lama avvelenata per vederla contorcersi e dimenarsi mentre viene lentamente consumata dalla saggia scelta di affrontare la battaglia col cervello, oltre che con i classici parry o le schivate perfette.
Non ci resta quindi che sottolineare come anche questo elemento contribuisca a rendere la "scoperta" il concetto madre attorno cui ruota tutto il gameplay di Elden Ring. Scoperta nell'esplorazione, così come nel combattimento, sperimentazione nelle armi e negli effetti delle abilità, delle magie, degli oggetti craftabili e delle caratteristiche dei nemici. Un mix semplicemente perfetto che riesce a donare una sorpresa dopo l'altra e permette alle ore di scorrere veloci mentre noi, con il pad in mano, non riusciamo ad averne mai abbastanza.
Un'ultima parola deve essere spesa in merito al livello di difficoltà: in sede di intervista al team di sviluppo, si è ribadito più volte di quanto questo fosse il Souls-like più accessibile e "facile" mai creato. Partiamo subito dal dire che non è assolutamente così, anzi!
Ci spieghiamo meglio, e cerchiamo di farvi comprendere in che modo la difficoltà possa apparire più contenuta e smussata: grazie all'open-world c'è sempre una missione, un NPC o un mini-dungeon da affrontare, e tutto ciò, inconsapevolmente, ci porta a livellare molto velocemente. Infatti vivere ed esplorare il mondo di Elden Ring, vuol dire fare molta esperienza e conquistare continuamente armi, oggetti ed abilità, ancor più che in passato. Capirete come il tutto vi permetta di arrivare ai boss più preparati e forti del solito, ed in tal senso, sì, c'è una maggiore accessibilità iniziale data dal fatto di poter aggirare la difficoltà con tutto il potenziale offensivo che il gioco ci mette a disposizione. Tuttavia i "bastardoni" dei From Software avevano previsto anche questo, infatti, verso la metà dell'avventura ci sarà un repentino innalzamento della difficoltà, in modo tale da "cercare di bilanciare il tutto". Quindi non lasciatevi trarre in inganno dalla nuova formula di gioco, Elden Ring resta un Souls duro e puro, che non fa sconti a nessuno con la sua difficoltà.
Per chi avrà la forza ed il coraggio di intraprendere il viaggio nell' Interregno, vi si parerà davanti la summa di tutto ciò che sono stati i Souls, o meglio di tutto ciò che il team avrebbe voluto fossero fin da subito. Il potenziale del concept finalmente è libero di esplodere, così come siamo liberi noi di esplorarne il mondo ed ogni suo più oscuro segreto. Il grande parco-giochi dei Souls vi attende, in un viaggio che durerà mesi. Tenendo conto dei soliti difetti, siamo davanti al capolavoro di genere definitivo, senza alcun dubbio.
Per tutti gli altri, invece, consigliamo cautela nel mettere piede nell'Interregno, rischiereste di rimanere dei Senza Luce, bloccati in eterno.